Valtero Curzi
Ciò che caratterizza la poesia in lingua dialettale
è la sua estrema spontaneità nel linguaggio, dove i
concetti sono molto attinenti alla realtà descritta.
E la poesia diviene “verace”, perché in essa le
emozioni non sono filtrate nel linguaggio
predefinito, ma emergono chiare e limpide dalle
parole liberate da ogni accessorio espressivo. . La
poesia di Salvatore Pasquale è pertanto un
“guardare” e “contemplare” la vita con l’anima
poetica del quotidiano. dove nulla viene proiettato
oltre ciò che è dato avere.
E l’immaginazione poetica allora non deve
guardare “oltre”, ma solamente cogliere ciò che essa
vede, ma a quel punto nella definizione del quotidiano
essa non è più trasfigurare la realtà, come
lo è l’immaginazione, ma entrarvi dentro è definire
in poesia ciò che si oggettivizza avanti agli occhi e
nel sentire. Quello stesso sentire che nella poesia
dialettale non è altro che il vivere stesso e interpretarlo.
Se nella poesia in lingua il poeta racconta il -taciutonella
poesia dialettale e verace si definisce il -dettoma
visto questo attraverso quella sottile ironia che
è anche speranza e desiderio. Ma la poesia di
Salvatore Pasquale, se guarda la quotidianità in essa,
vi coglie non solo il particolare indistinto, ma da
esso rivolge lo sguardo contemplativo a un’universalità
che coglie anche la minuta cosa. La sua poesia
“verace” non scorge solo le piccole cose, ma in esse
Valtero Curzi da “Poesia e Colori nei Luoghi dell’Anima”
Prof. Armando Ginesi Critico Letterario Console Onorario della Federazione Russa nelle Marche
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