Paolo Muccio
Ed è così che sbocciano le emozioni,
nel tratto infinito
di un’ennesima mano ignota,
quel fascino in un mistero
che tanto incanta.
Struggente Natura
vogliosa di fantasia
se sarai Luce
ti chiamerò per nome
vagando come un pazzo
lungo i tuoi sentieri
bagnati d’inchiostro.
Fantasma di nebbia,
amante regina
d’un sogno perverso,
alla tua corona
d’ebano
mi gelo ancor tremando,
ed ancor tremando
in un angolo mesto,
siedo.
E fa freddo tutto intorno
lungo il mosaico della banchigia,
giace l’umido sul pontile…
e poi tu,
un lampione,
e una panchina.
…e la luce
si fa bella
nel riflesso
dei tuoi sguardi…
…e la pioggia
ancor più ardita,
lenta il viso
ti carezza,
bacia tenue
le tue labbra,
lentamente t’assapora,
dolci dita affusolate
armonia
fra i tuoi ricami
nella frenesia del vento
…poi m’osserva maliziosa…
…e la nebbia
che ven dal porto,
t’avvolge densa
in un abbraccio…
…suona il mar
sulla banchina,
canta lento
un peschereccio
cavalcando la foschia
e t’ammira
assai contento
<<Terra, terra!>>
qualcuno grida.
Mai sapor fu più dolce
di quel ritorno
alla banchigia.
<<….quanta invidia….
…maledetta invidia…>>
Sogghigna la sorte
tramando alle spalle:
<<Lungi da lei
tu che non sei degno,
tu che vago
sospir vaneggi
fra i bisbigli
del buio.
E a te par giusto?
La natura ha più coraggio>>.
“Lungi tu da me maledetta,
tu che parli indegnamente,
tu che gridi e non bisbigli
né, vaneggi, né silenzi,
né sconsigli, NE’, NE’, NE’, NE’…….
NO!
Non mi par giusto….
ma la natura ha più coraggio”.
<<E’ il ritratto della pioggia
mio confuso osservatore,
tu che siedi lì in un angolo
fissando il vuoto,
dipingendo desideri
su di un foglio
ormai bagnato
in cerca d’un dove
dimentico d’un quando
ormai svanito.
Ma tu sei…
il resto è passato.
Quando i sogni
gridan vendetta,
muoiono con l’alba
le stelle da seguire,
son sinuose
foglie d’argento
fra i rigagnoli
del viso.
E’ il ritratto della pioggia
e tu certo ne puoi uscire>>
Improvviso
s’è spento il lampione
Nessuno sospira…
<<La pioggia non ha
mai avuto anime
da consolare…
…anche tu
mentiresti
per amore….
Ciò che hai visto
è ormai visione
Apri gli occhi
è tempo d’andare,
abbandona in fretta
la tua mera illusione>>.
Paolo Muccio
lungo il mosaico della banchigia,
giace l’umido sul pontile…
e poi tu,
un lampione,
e una panchina.
si fa bella
nel riflesso
dei tuoi sguardi…
ancor più ardita,
lenta il viso
ti carezza,
bacia tenue
le tue labbra,
lentamente t’assapora,
dolci dita affusolate
armonia
fra i tuoi ricami
nella frenesia del vento
…poi m’osserva maliziosa…
che ven dal porto,
t’avvolge densa
in un abbraccio…
sulla banchina,
canta lento
un peschereccio
cavalcando la foschia
e t’ammira
assai contento
<<Terra, terra!>>
qualcuno grida.
Mai sapor fu più dolce
di quel ritorno
alla banchigia.
…maledetta invidia…>>
tramando alle spalle:
tu che non sei degno,
tu che vago
sospir vaneggi
fra i bisbigli
del buio.
E a te par giusto?
La natura ha più coraggio>>.
tu che parli indegnamente,
tu che gridi e non bisbigli
né, vaneggi, né silenzi,
né sconsigli, NE’, NE’, NE’, NE’…….
NO!
Non mi par giusto….
ma la natura ha più coraggio”.
mio confuso osservatore,
tu che siedi lì in un angolo
fissando il vuoto,
dipingendo desideri
su di un foglio
ormai bagnato
in cerca d’un dove
dimentico d’un quando
ormai svanito.
Ma tu sei…
il resto è passato.
gridan vendetta,
muoiono con l’alba
le stelle da seguire,
son sinuose
foglie d’argento
fra i rigagnoli
del viso.
e tu certo ne puoi uscire>>
s’è spento il lampione
mai avuto anime
da consolare…
mentiresti
per amore….
è ormai visione
è tempo d’andare,
abbandona in fretta
la tua mera illusione>>.